L’insonnia, che colpisce quasi un italiano su 3, è infatti legata a doppio filo con problemi metabolici, primo fra tutti l’obesità.
E questa ‘relazione pericolosa’ può moltiplicare anche di 9 volte il rischio di malattia coronarica, quindi di infarto. Lo ricordano gli esperti dell’Aims (Associazione italiana medicina del sonno – http://www.sonnomed.it/) in occasione della XII Giornata nazionale del dormiresano, che si celebra il 16 marzo con lo slogan ‘Chi dorme sano non prende peso’. Uno degli studi più recenti che provano il legame tra insonnia e problemi di peso conclude che chi dorme meno di 7 ore per notte, in particolare tra i 32 e i 49 anni, ha un indice di massa corporea significativamente più elevato e una maggiore probabilità di diventare obeso. A confermare il link fra riposo insufficiente o cattivo e metabolismo malato ci sono tanti altri studi scientifici, assicurano gli specialisti in vista dell’appuntamento di venerdì prossimo, promosso all’interno del progetto ‘Morfeo Dormiresano’ realizzato grazie a un sostegno incondizionato di Sanofi.
Per esempio c’è il fatto che una persona con diabete su 2 lamenta insonnia, contro il 31% della popolazione sana di pari età, e che il 15,5% dei diabetici tende ad addormentarsi di giorno, contro il 6% della popolazione. “Gli studi dimostrano che la durata del sonno appare chiaramente correlata con il rischio di sviluppare obesità, sia nei bambini e negli adolescenti sia negli adulti, specie sotto i 50 anni – spiega Gian Luigi Gigli, presidente Aims – Ma oggi esistono anche informazioni precise che provano come la riduzione del tempo di sonno e i disturbi del sonno sono correlati con l’alterata tolleranza al glucosio, una sorta di ‘anticamera’ metabolica del diabete, e allo stesso diabete di tipo 2”.
Per questo l’insonnia non va sottovalutata, ma riferita al medico di famiglia e allo specialista di medicina del sonno. Secondo gli esperti, visto lo stretto rapporto con le malattie metabolic he che a loro volta possono aprire la strada a patologie cardiovascolari, cerebrali e renali, “sarebbe opportuno considerare anche i disturbi del sonno nella definizione del profilo di rischio cardiovascolare”. Ne guadagnerebbero prevenzione e terapia. Se chi dorme meno ha più probabilità di ingrassare, gli studi epidemiologici dimostrano anche che le persone obese, indipendentemente dalla presenza o meno di apnee notturne, lamentano più frequentemente sonnolenza diurna. I motivi sono ancora da chiarire, tuttavia – spiegano ancora gli esperti – si è osservato che la restrizione di sonno può alterare la secrezione di ormoni che regolano il senso dell’appetito e la spesa energetica. In particolare, la deprivazione di sonno riduce la secrezione della leptina (ormone ‘arbitro’ dell’appetito, che facilita anche il consumo calorico), e aumenta la produzione di grelina che invece stimola la sensazione di fame.
Infine, l’insonnia compromette la sensibilità dei tessuti all’insulina, favorendo l’insulino-resistenza chiave per lo sviluppo del diabete. ‘Morfeo Dormiresano’, partito nel 2000, punta quindi a diffondere la consapevolezza di questi rischi sia tra i cittadini che fra i medici. “Siamo di fronte ad un problema sanitario rilevante – osserva infatti Marco Scatigna, direttore medico e direttore scientifico di Sanofi Italia – in quanto l’incremento esponenziale dell’obesità e del diabete in Italia, e le correlazioni tra queste condizioni patologiche e l’insonnia, comportano la necessità di un’elevata attenzione da parte della classe medica e degli stessi cittadini, per poter frenare l’avanzata di patologie che sono responsabili di rischi incrementali per la salute e comportano aumentati costi per la società”.
Tratto da: www.diabetebrescia.org